Il 2 marzo 2024, nella sede della nostra Associazione “INCONTRIAMOCI” onlus, in Via Sabatini 32/34, abbiamo ospitato Lucia Scattoni, avvocata del Foro di Siena, per una conferenza aperta a tutta la cittadinanza dal titolo:
“IMMIGRAZIONE, ACCOGLIENZA, INTEGRAZIONE dopo le modifiche introdotte dal DL 10/3/2023 (decreto Cutro)
L’oggetto di tale incontro è sicuramente una questione molto dibattuta sia sul piano politico che sociale e trova proprio per questo la sua motivazione nel bisogno, anzi nella necessità, di conoscere a fondo l’attuale legislazione sull’immigrazione, alla luce delle ultime decretazioni assunte da questo governo dopo la strage nel naufragio sulla costa di Steccato di Cutro – Calabria – la notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, naufragio in cui morirono 94 persone e con un numero di dispersi ancora ignoto. All’indomani di quella tragedia si è abbattuta come una scure la reazione del Governo che pochissimi giorni dopo ha emanato il Decreto 20/23, convertito in Legge 50/23, con il quale sono state prese decisioni che, da una parte, superano le indicazioni del precedente governo (Lamorgese) e dall’altra completano e integrano i famosi quanto disastrosi Decreti Salvini.
Visto che nel corso di pochi anni si sono succedute continuamente nuove norme in materia o varie precisazioni e completamenti, era per noi inderogabile fare il punto sulla situazione normativa per essere in grado di informare, indirizzare, consigliare i ragazzi e le ragazze che si rivolgono a noi. E’ doveroso da parte nostra ribadire la costante presenza al nostro fianco dell’Avv. Lucia Scattoni che, con grande disponibilità e competenza, ci ha sempre supportato nel difficile compito di muoverci tra le intricate norme che, ad ogni cambio di governo, vengono sostituite, aggiunte, ribaltate, a conferma di una tipica caratteristica italiana.
Lucia Scattoni, infatti, ha operato, fin dai primi arrivi di migranti nel nostro territorio, nell’assistenza informativa e nell’orientamento legale presso i Centri di Accoglienza di Chiusi, Chianciano Terme, Sarteano, Cetona, già da quando erano gestiti soltanto dalla Misericordia di Chiusi. Questo non le ha mai impedito però di fornire anche a noi come Associazione supporto e guida nell’interpretazione delle norme che riguardano i permessi di soggiorno o la richiesta di documentazioni utili ad ottenere rinnovi o ad impostare vari gradi di ricorso.
Nel corso della sua relazione, Lucia ha ricordato con rimpianto il periodo in cui la Ministra dell’Interno Lamorgese (secondo Governo Conte e poi Governo Draghi) soppresse buona parte delle norme del Decreto Salvini precedente e reintrodusse servizi di supporto all’integrazione estremamente importanti; oltre a vitto, alloggio, assistenza materiale e sanitaria, mediazione linguistico-culturale furono ri-organizzati corsi di lingua italiana, assistenza informativa legale, assistenza sociale e psicologica, per un intervento globale, integrale e condiviso (lavorare in squadra), indispensabile per analizzare e affrontare le problematiche e le esigenze dei richiedenti asilo e superare le criticità conseguenti le vicende e le loro storie personali, spesso drammatiche.
Purtroppo questo tipo di approccio e di organizzazione è stato completamente smantellato.
- Già con il DL n. 1 del 2/1/2023 è stata notevolmente limitata l’attività delle ONG, inasprendo le sanzioni per chi viola il divieto di salvataggi plurimi nel Mediterraneo e obbligandole ad approdare nel porto indicato dal Governo piuttosto che nel porto vicino più sicuro.
- Si è dichiarato lo stato di emergenza immigrazione che consente la decretazione d’urgenza e bypassare così ogni procedura democratica prevista per emanare decreti e successivamente leggi.
- E’ stato ampliato il numero dei cosiddetti “porti sicuri”, cioè porti privi di rischi per la nave e la comunità viaggiante, aggiungendo Tunisia, Libia (poi eliminato dalla Commissione per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa), Senegal (è in atto un colpo di stato!), Nigeria e molti altri.
- E’ stata eliminata la tutela del diritto alla vita privata e familiare, punto di forza e segnale di civiltà dei Decreti Lamorgese precedenti.
- Il sistema di accoglienza come i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria, che nel corso degli anni hanno perso la loro caratteristica di straordinarietà!) sono fortemente a rischio per la mancata copertura finanziaria.
- E’ stata ulteriormente limitata (rispetto alle già avvenute restrizioni in questo senso dei Decreti Salvini) la protezione internazionale che consentiva ai richiedenti asilo di convertire il permesso di soggiorno per protezione speciale in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, annullando ogni sforzo d’integrazione attraverso il lavoro.
“In questo modo – afferma ancora Lucia Scattoni – verranno vanificate le aspettative, gli sforzi e l’impegno che, almeno in base alla mia esperienza, la quasi totalità dei richiedenti la protezione internazionale, appena giunti in Italia, mettono in campo per integrarsi, soprattutto a livello lavorativo”.
A chiarimento di tutto ciò, occorre precisare che coloro che richiedono protezione internazionale hanno due possibilità di ottenere il permesso di soggiorno:
- come rifugiato (protezione sussidiaria, durata 5 anni) per chi scappa dal suo Paese per gravi motivi (persecuzioni per motivi religiosi, politici, di razza, di orientamento sessuale o per guerra);
- protezione speciale (durata 2 anni) per chi scappa dal suo Paese per ragioni meno gravi e cerca nel Paese di approdo una possibilità di vivere in maniera più dignitosa, integrandosi con il proprio lavoro.
L’Avvocata riporta alcune percentuali al riguardo:
il 72% dei casi che ha seguito si sono concluse con il riconoscimento del permesso di soggiorno proprio in virtù del livello di integrazione, anche lavorativa, raggiunto;
il 20% con il riconoscimento della protezione sussidiaria;
il 5% come status di rifugiato;
solo il 3% non ha ottenuto alcuna forma di protezione perché irreperibili (trasferiti in altri Paesi europei, specialmente Francia, Germania, Spagna).
Dunque, lo sganciamento attuato dal Decreto Cutro dell’anno scorso del permesso di soggiorno dal permesso per motivi di lavoro avrà, come inevitabili conseguenze, l’esclusione dall’accoglienza e il mancato rinnovo di un enorme numero di richieste che comporterà l’espulsione, il rimpatrio. Consapevoli del fatto che rimpatriare un soggetto sottosta a numerosi accordi con i Paesi di provenienza, in gran parte impossibili vuoi per indisponibilità e vuoi per situazioni oggettive estremamente critiche, avremo una pletora di clandestini che saranno facili prede di caporalato, lavoro nero, precarietà abitativa, se non delinquenza. Alla faccia di chi, nel Governo, predica e afferma di lavorare per la sicurezza!!!
Proviamo a sintetizzare ora, l’iter, i vari passaggi che vengono seguiti, dopo l’arrivo in Italia, per ottenere il permesso di soggiorno. sulla base delle indicazioni che durante la conferenza ci ha fornito la nostra Avvocata,
- INGRESSO – Chi arriva via mare, viene accolto negli hotspot, strutture di primo soccorso e accoglienza (Lampedusa, Pozzallo, Messina e Taranto). Qui vengono fatti screening sanitari e tutte le procedure di identificazione e fotosegnalamento.
Chi arriva via terra (rotta balcanica) viene identificato e segnalato dalla Polizia di frontiera.
- TRASFERIMENTO NEI CENTRI DI PRIMA ACCOGLIENZA – Sono 9 strutture governative, troppo poche per accogliere tutti i/le richiedenti asilo, dunque sono stati introdotti da qualche anno i Centri di Accoglienza Straordinaria – A.S. (qui, a Chianciano Terme, Albergo Firenze, Leonardo e Stella d’Oro). Sono gestiti da enti profit (qui nel nostro territorio) e non profit, su assegnazione diretta della Prefettura attraverso bandi pubblici.
Le attribuzioni dei C.A.S. sono assicurare le esigenze fondamentali di vita degli/delle ospiti (vitto, alloggio, assistenza materiale, assistenza sanitaria e servizio di mediazione linguistica). Prima del Decreto Cutro e nell’ottica di una integrazione più completa, nei C.A.S. venivano forniti anche corsi per l’apprendimento della lingua italiana, l’assistenza informativa e di orientamento legale, il servizio di assistenza sociale e quello di assistenza psicologica. Ora, come già detto, questi ultimi servizi sono stati purtroppo aboliti!
L’ospitalità presso i C.A.S. è subordinata al fatto che il/la richiedente asilo sia privo di mezzi che possano garantire il suo sostentamento; al momento dell’arrivo quasi nessuno ha un reddito, ma quando iniziano a lavorare e raggiungono un reddito pari a 6000 € annui circa (pari all’importo dell’assegno sociale) vengono estromessi dal sistema di accoglienza. Fermo restando che 6000 € non sono obiettivamente sufficienti a mantenersi per un intero anno (casa, spesa, trasporti, oneri fiscali, ecc.) e tenendo presenti le grandissime difficoltà che si incontrano nella ricerca di un’abitazione, viene a crearsi una sorta di paradosso, per cui si preferisce lavorare al nero piuttosto che avere garantiti i diritti sindacali. E molti datori di lavoro cavalcano ben volentieri queste paure!
- SECONDA ACCOGLIENZA – coloro che hanno già ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale (audizione presso la Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale del Ministero dell’interno (qui da noi a Firenze), vengono inseriti nel Sistema di Accoglienza e Integrazione – S.A.I. (ex SPRAR).
Questo sistema viene però attuato in pochissimi casi (ad es. persone con disagio psichico oppure nuclei familiari con bambini).
Al termine della relazione dell’avv. Lucia Scattoni, le molte persone presenti hanno posto diverse richieste di chiarimenti, ma anche focalizzato criticità relative al fenomeno dell’immigrazione. La più rilevante è stata quella della casa: molte abitazioni qui da noi sono in vendita o in affitto, ma nessuna o pochissime sono disponibili per i ragazzi (o le ragazze) che escono dall’accoglienza. Pregiudizi e luoghi comuni inficiano immediatamente le trattative e spesso neanche il nostro intervento è sufficiente, nella gran parte dei casi, a sbloccarle.
Un altro problema che ha destato molto interesse è stato il limite dei 6000 € annui per rimanere nel sistema di accoglienza. E’ stato rilevato che, se il limite è questo, non possono neanche essere proposti tirocini lavorativi presso l’Amministrazione Comunale per promuovere sia una sostanziale integrazione sia un accesso al lavoro più qualificato e in prospettiva remunerativo: dal momento che la Regione Toscana ha alzato il rimborso spese per il tirocinante a 600 €, va da sé che nel giro di pochi mesi venga raggiunto la soglia stabilita e i richiedenti asilo eventualmente tirocinanti devono uscire dai C.A.S. con tutte le conseguenze che abbiamo già descritto.
Certamente, questa conferenza è stata utile: era necessario per la nostra Associazione trovare un momento per riflettere sulla linea che si sta profilando nei riguardi del fenomeno migranti; essere preparati a trovare risposte alle esigenze di coloro che si affidano a noi significa anche un approccio più umano, rispettoso, in una parola CIVILE, verso persone che vengono spesso criminalizzate e compresse nei loro diritti fondamentali.
Per concludere, dobbiamo amaramente concordare con il breve intervento di un nostro socio che, al termine dell’incontro, è riuscito a dare con pochissime parole una valutazione politica precisa e puntuale sul Decreto Cutro dell’attuale Governo: con questo Decreto si vogliono creare i “clandestini” perché servono a mantenere quel clima di paura, funzionale a giustificare atteggiamenti e provvedimenti autoritari!