Un’occasione per approfondire il complesso tema delle mutilazioni genitali femminili
l’incontro organizzato a Chianciano Terme dal collettivo VaZine, in collaborazione con
l’associazione Incontriamoci, operante nei settori dell’assistenza ai richiedenti asilo e
dell’intercultura, presso la sede di quest’ultima. Primo appuntamento di approfondimento dei
temi affrontati nell’ultima fanzine pubblicata dal collettivo, che raccoglie una serie di articoli
su diverse problematiche riguardanti il corpo della donna. L’evento, proprio grazie al
coinvolgimento di Incontriamoci, ha visto, tra il folto pubblico, un’importante presenza di
migranti, molti dei quali giovani uomini, provenienti da diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia in
alcuni dei quali si praticano le mutilazioni genitali.
Nel suo intervento Jasmine Abdulcadir – ostetrica-ginecologa dell’ospedale di Ginevra dove
con il suo team si occupa della presa in carico medico-chirurgica e psicologica di donne che
hanno subito mutilazioni genitali, operando, soprattutto, per prevenire la pratica nelle
generazioni future – ha posto l’attenzione su alcuni dei più comuni pregiudizi che
accompagnano queste pratiche che, ha spiegato, hanno caratteristiche molto diverse a
seconda del luogo in cui vengono eseguite, di chi effettua l’intervento e della donna che vi
viene sottoposta. Possono essere praticate diverse forme di mutilazione che vanno
dall’eliminazione del prepuzio che copre la clitoride, al taglio della clitoride e/o delle grandi labbra fino
all’infibulazione, in cui vengono tagliate le labbra e poi cucite insieme, lasciando solo un piccolo foro per il passaggio dell’urina e del flusso mestruale, con o senza tagli del clitoride. Ad incidere sulla percezione del “taglio” da parte della donna è anche l’età in cui viene praticato, che può andare dai primi mesi di vita all’adolescenza e che
segna, nel senso comune, l’entrata vera e propria a far parte del genere donna.
Una complessità di fattori porta a vivere quanto subito in maniera diversa a seconda del
grado di mutilazione, dell’età, della reazione che la donna ha quando prende
consapevolezza, o meno, di quanto le è accaduto. Si può andare dal vivere un rapporto con
se stesse e con l’altro in maniera completa e soddisfacente a gravi problemi per la salute
fisica e mentale della donna, dall’aver cancellato completamente dal proprio ricordo quanto
avvenuto (quando effettuato nell’età infantile) a ricordarne solo la bellissima festa che ha
accompagnato l’intervento, fino a traumi che incidono profondamente sulla vita di chi vi è
stata sottoposta.
Al riguardo, di particolare interesse, la testimonianza di Fatoumatà Seydi riportata
nell’intervista-podcast “Fatoumatà e il coraggio di dire no”
(https://vazine.org/blog/fatoumata-e-il-coraggio-di-dire-no/) in cui ci racconta che spesso,
quando una ragazzina chiede cosa le è stato fatto durante l’intervento, le viene risposto
“nulla”, lasciandola all’oscuro di quanto accaduto.
Ad evidenziare l’importanza del coinvolgimento dei ragazzi e degli uomini nel percorso che
possa portare al superamento di queste pratiche è stata Clara Caldera, dell’associazione
Aidos, responsabile delle attività volte a porre fine a pratiche dannose, come le mutilazioni
genitali femminili, che ha anche sottolineato come “sul corpo delle donne si giochi la
rispettabilità di tutta la famiglia”.
“Conoscendo poco queste pratiche – è il commento delle organizzatrici – si tende a
semplificare accrescendo l’idea di forme di superstizione e di ignoranza dietro usanze
millenarie che, come è stato sottolineato anche durante l’incontro, è difficile scardinare
perché fanno parte di un’idea di controllo sulla donna a cui, anche se con altre forme, non
sfugge neanche la nostra cultura in cui continuano ad esistere numerose forme di sopruso
fisico, sessuale, psicologico ed economico. Si potrebbe, ad esempio, forzare il discorso fino
a porsi la domanda sul ruolo della chirurgia estetica come forma di controllo, non più della
famiglia, ma dell’intera società, sul corpo della donna.”
L’evento è stato accolto con grande interesse e coinvolgimento da parte dei giovani ragazzi
migranti che hanno partecipato attivamente ponendo numerose domande. Questo incontro
ha dimostrato l’importanza dei confronti intersezionali sulle tematiche legate al genere,
permettono inoltre uno scambio ed un avvicinamento tra culture diverse e rendendo
possibile il processo di integrazione.
PER ASSISTENZA E INFORMAZIONI LEGATE A MUTILAZIONI
PISA – Azienda ospedaliera universitaria pisana, centro di terzo livello Aoup
urly.it/3-z7h
FIRENZE- ospedale San Giovanni di Dio, dott.ssa Laura Falchi
articolo: https://www.uslcentro.toscana.it/index.php/news/46401
-aperto-all-ospedale-san-giovanni-di-dio-l-ambulatorio-ginecologico-transculturale-dell-azienda-p
er-restituire-dignita-alle-donne-con-mutilazioni-genitali-un-punto-di-riferimento-anche-regionale